Le saline del trapanese rappresentano una ghiotta occasione per gli amanti della fotografia. Le grandi vasche regalono effetti di luce sempre diversi elargendo sensanzioni davvero uniche. Dal punto di vista naturalistico è un ambiente unico che, per fortuna, è protetto. E’ infatti una Riserva Naturale Orientata. Le foto che ho realizzato si riferiscono alle saline di Trapani, Paceco e Marsala.
Lo sguardo scorre i luoghi del sale, avanzando tra distese d’acqua immobile, attraversate qua e la da canali, mulini a vento e da montagne di sale prepotentemente bianco. Non è solo la descrizione di un paesaggio, ma un’esperienza che coinvolge la mente e la fantasia. Nella costa fra Trapani e Marsala troviamo le saline piu’ antiche d’ Europa. Pare che risalgano all’arrivo dei Fenici (800 A.C.). Le saline fino al 1300 avevano rivestito un carattere strettamente locale ed è solo alla fine del XIV secolo che diventarono motivo di espansione economica per l’intera città.
Ma con gli Aragonesi l’industria saliniera ebbe il massimo sviluppo. Nel 1572 inizia un rapporto commerciale con Venezia, che avendo perso Cipro si trovò costretta a fornirsi a Trapani del prezioso minerale. Nel XVII secolo il sale trapanese attraversa lo stretto di Gibilterra e raggiunge l’Olanda, L’Inghilterra e la Svezia. Nel 1865 lungo la fascia costiera fra Trapani e Marsala erano coltivate 31 saline per un totale di circa 800 ettari, con una produzione di 110.000 tonnellate delle quali l’80% era esportato.
Purtroppo l’espansione urbanistica ed in seguito il crollo del mercato del sale determino’ l’interramento di molte saline. Per fortuna, oggi, l’industria saliera, grazie a nuovi mercati, è in netta ripresa e la domanda supera l’offerta.
Ma cosa sono le saline e come funzionano? La salina è una struttura molto ordinata, con vasche allineate tra loro e diverse solo per dimensione e colorito dell’acqua. Sono collegate al mare da canali di entrata attraverso la quale raggiunge le varie vasche con passaggi successivi.
Gli gli ordini di vasca sono quattro:
LE FRIDDE: per la loro temperatura molto bassa e la salinità che non supera i 4° – 5° Bè. Confinano con il mare e sono protette da appositi muri, dette “traverse”, larghi 3 metri.
VASI DI ACQUA CRURA o RETROCALDE: ad un livello superiore rispetto a quello del mare, vengono riempite pompando l’acqua dalle “fridde”. Temperatura e salinità sono molto simili alla primo ordine di vasche.
RUFFIANE: si tratta del terzo ordine di vasche dette anche “mediatrici” . La loro posizione è intermedia rispetto alle altre vasche e le dimensioni sono molto ridotte. Qui l’acqua è piu’ densa e piu’ calda.
CAURE: quarto ordine di vasche denominate “calde” di evaporazione, e le “sintine” cioè vasche servitrici. Nelle prime (calde) si trova l’acqua fatta (24° – 26° Bè), matura per la deposizione del cloruro di sodio. Le sintine hanno il solo compito di facilitare la distribuzione dell’acqua nelle vasche salanti o “casedde”. Li il sale si cristallizza e si raccoglie. Le caselle salanti sono fiancheggiate da spiazzi larghi 20 – 30 metri detti “Ariuni”, sui quali viene accumulato, prima di essere avviato alla lavorazione.
Piu’ di qualunque altro lavoro, la raccolta del sale è legata strettamente all’andamento climatico dei mesi che vanno da marzo a ottobre. Il luogo è particolare ed è inscindibilmente legato ad elementi naturali: l’acqua, la terra, il sole, il vento. Il risultato è uno splendido connubio tra natura e lavoro umano.
Non a caso le saline di Trapani sono diventate una riserva naturale dove al contrario di altre situazioni industriali, il delicatissimo equilibrio è garantito proprio dall’attività lavorativa dell’uomo. Le vasche infatti hanno bisogno del continuo intervento del salinaro il quale, con sapiente maestria, giostra il flusso e deflusso dell’acqua. Al contrario sarebbe la morte di tutti i microrganismi e il conseguente imputridimento delle acque. Nelle splendide distese d’acqua non è raro incontrare uccelli acquatici: fratini, anatre, garzette, aironi, fenicotteri ed anche l’elegante e timidissimo cavaliere d’Italia.
Chi vuole gustare la visione di questi luoghi farà bene a munirsi di un buon paio di scarpe ed un binocolo. Lo spettacolo non tradirà le attese per chi, con sacro e rispettoso silenzio, saprà addentrarsi all’interno del maestoso reticolo di vasche.