“Le altre Siciliane di Giacomo Pilati, foto Fabio Marino – Coppola Editore” – “Dodici donne siciliane si raccontano, incrociando con le loro vite straordinarie alcune briciole di Storia. E tutte insieme danno l’idea di come possano essere coraggiose determinate testarde incoscienti combattive e sentimentali le donne siciliane. Di come possano essere così realiste da credere nell’impossibile, sposare cause perse, uomini complicati, progetti visionari”. Dodici donne fotografate in giro per la Sicilia per raccontare la loro vita in un libro. Oltre alle foto del libro potete vedere anche il filmato di presentazione.
Prefazione di Roselina Salemi Dal libro “Le altre Siciliane – dodici storie vere” diGiacomo Pilati – Foto Fabio Marino – Coppola Editore C’è quella che ha combattuto la mafia e quella che da bambina ha incontrato lo sguardo di un falco in gabbia, un vero colpo di fulmine. C’è quella che ha visto spazzar via la sua famiglia dalla bomba destinata a un giudice e quella che a novant’anni ricorda con indulgenza i suoi amori da farfalla felice, da ragazza “troppo avanti” per un’epoca così severa. Dodici donne siciliane si raccontano, incrociando con le loro vite straordinarie alcune briciole di Storia. E tutte insieme danno l’idea di come possano essere coraggiose determinate testarde incoscienti combattive e sentimentali le donne siciliane. Di come possano essere così realiste da credere nell’impossibile, sposare cause perse, uomini complicati, progetti visionari. La cronaca fa emergere le storie in maniera disordinata, le scopre e le sommerge, le esalta e le cancella lasciandosi dietro schegge luminose di nomi e volti, e tante andrebbero perdute se non ci fosse qualcuno a raccoglierle, sicuro di trovare in ognuna una piccola miniera di dettagli e segreti, perché le donne possono anche restare in silenzio, ma raramente dimenticano. Forse, aspettano soltanto una domanda. Ci vogliono le storie per capire il mondo, ma anche chi sa riconoscerle. E Truman Capote è riuscito a dimostrarlo: pochi libri come “A sangue freddo” sono riusciti a spiegare l’America. A Giacomo Pilati, “le altre siciliane”, conosciute , incontrate, intervistate, scoperte oltre la cronaca, sono piaciute così, diverse, eppure simili, perché legate da un destino speciale, dall’obbligo morale di consegnare al mondo il senso delle loro scelte, non come chi ha una verità assoluta da comunicare, ma come chi indica una strada, un cammino che altri, poi, dovranno percorrere. Capaci di confessarsi con una sincerità spietata, con una dolcezza innocente. Pina Maisano, vedova di Libero Grassi, rievoca con orgoglio la scelta del marito di non pagare il “pizzo”, una presa di posizione rischiosa, pagata con la vita, ma anche un esempio che soltanto oggi comincia a dare i suoi frutti nella società civile. Margherita Asta rivede nella mente il film dell’ultimo giorno della madre e dei fratellini gemelli, cancellati dall’esplosione che avrebbe dovuto uccidere il giudice Carlo Palermo. Come in molte memorie femminili, quel giorno è rimasto intatto, un gesto dopo l’altro, un minuto dopo l’altro rivissuto al rallentatore, il saluto frettoloso, l’auto che parte, l’arrivederci che non sa di essere un addio. Sonia Alfano, figlia di Beppe, il giornalista ucciso dalla mafia, ricostruisce con dolorosa serenità i pezzi del puzzle che finalmente spiegano l’isolamento e la condanna di suo padre: volevano pagarlo per “non” scrivere, un’assurdità. E poi gli uccelli in gabbia di Anna Giordano, comprati per pochi soldi quando era bambina: amare la natura, proteggerla, diventa un destino. Come lo sguardo magico che all’improvviso rivela la “stanza dello scirocco” a Maria La Rocca di San Silvestro. In ognuna di queste vite c’è un momento che la cambia e la trasforma, un bivio imboccato per amore o per necessità che non permette più di tornare indietro. Nina Di Giorgi, compagna di Nat Scammacca, capace di “vedere” la poesia, a un certo punto sceglie di seguire la legge del cuore, Amelia Scimone, regina del piano bar al “San Domenico” di Taormina, dice no al miliardario americano che vuole portarsela via (ed è forse l’unico rimpianto), Graziella Proto abbandona il lavoro di ricercatrice, divisa tra cavie e laboratori, in nome della battaglia per la legalità e, da vera combattente, non conosce il verbo “arrendersi”. Di ogni percorso, Giacomo Pilati coglie il punto cruciale, quello in cui il dolore, la perdita, la sconfitta potevano essere la fine e invece sono l’inizio di una nuova sfida. Perciò dice che queste donne gli sono piaciute. E, guidato dall’istinto, dal cuore, più che dal mestiere (succede a chi usa il giornalismo come una scala per salire più in alto e, alla maniera di Wittgenstein, è disposto a buttarla via, una volta arrivati in cima), racconta storie che potrebbero essere monologhi, potrebbero essere canzoni o romanzi. C’è dentro troppa verità, troppa emozione per essere solo interviste. Racconta storie che fanno parte del nostro presente e non permettono a nessuno di archiviare il passato, tentazione sempre forte, quando il passato è scomodo. Ci sono le donne (e chi le ascolta) a impedire che succeda. Perciò Sonia, Amelia, Nina, Graziella e le altre, oltre che a Giacomo, piaceranno a molti, a tutti quelli che le incontreranno in queste pagine.
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Video di presentazione del libro